La legislazione in materia di certificazione energetica è ancora in fase di assestamento. A breve è prevista l’entrata in vigore di un obbligo di procurare il certificato prima di mettere in commercio l’abitazione: questa circostanza richiama un’esperienza già occorsa in Gran Bretagna.
Il governo laburista aveva inserito nel suo programma dal 1997 l’adozione di un “libretto di informazione della casa” (“Home Information Pack”), che effettivamente è stato poi reso obbligatorio per la maggioranza delle abitazioni dal 2007.
In quel Paese non era consentito neppure proporre in vendita una casa, senza aver prima predisposto il “libretto”, che conteneva anche indicazioni sul consumo di energia in adempimento della direttiva comunitaria 2002/91/EC. I notevoli costi (circa 600 sterline) da affrontare ancora prima di essere sicuri di poter effettivamente vendere la casa, e la mole di dati necessari per completare il “libretto”, motivarono una forte contestazione popolare, che si concluse con un voto parlamentare contrario al Governo. Appena vinte le elezioni, la coalizione liberal-democratica ha rimosso l’obbligatorietà del “libretto”.
Resta in vigore, invece, l’obbligo di munirsi del certificato di efficienza energetica (“EPC”). L’attuale scelta britannica è di imporre al potenziale venditore l’onere di richiedere il certificato al professionista prescelto, già prima di proporre in vendita la casa. Il certificato deve essere consegnato all’acquirente al più tardi nel momento in cui si conclude la compravendita. E’ prevista una sanzione di 200 sterline.
Dunque, dopo le prime esperienze anche gli inglesi hanno scelto una strada un po’ meno tetragona (e forse piuttosto “latina”, almeno per la fase preliminare).
Non ci sono però dubbi sull’obbligo di consegna e sulla sanzione, nella perfida Albione
Il nosto studio è a Vostra disposizione per approfondire questo argomento.